• BUSTO IN BRONZO DI ANTONINO PIO

  • Procedura n. 85 - Lotto n. 2 - Esperimento di vendita n. 7
  • Procedura di vendita terminata il 25/6/2021 12:00
  • Tipologia di Vendita: Asta in 2 fasi - Vendita separata per beni

    Asta in 2 fasi

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    Questo bene , num. inv.1, fa parte del Lotto n.2, FALL.136/2017 NN (Proc. n.85) del TRIBUNALE DI NAPOLI NORD

  • DETTAGLI DELLA PROCEDURA
  • TRIBUNALE DI NAPOLI NORD
  • Giudice: RABUANO ARMINIO SALVATORE
  • Curatore: DOTT.SSA CASCONE GIUSEPPINA
  • Procedura FALL.136/2017 NN
  • Lotto STATUE E BUSTI
  • Lotto numero 2.
  • Quantità del bene in vendita 1 pz ;
  • Bene numero inventario 1
  • Numero visite 231
  • DATI SPECIFICI
  • DESCRIZIONE
  • Descrizione

    Le Statue ed i Busti sono stati realizzati mediante l utilizzo dei calchi appartenenti alla calcoteca superstite , periziata dal critico d arte Prof. Vittorio Sgarbi, attualmente riconosciuta bene di interesse culturale dal Ministero dei beni Culturali.
    Chiurazzi a Napoli. Nel 1905, uno dei più grandi cesellatori napoletani dell’epoca, Gennaro Chiurazzi, ricordando il suo maestro di scultura Pietro Masulli ne tesse le lodi per il fatto di essere stato il primo ad avere tracciato nell’arte partenopea una strada completamente opposta a quella ormai languente nelle Accademie di Belle Arti, una lavorazione artistica che era possibile applicare anche all’industria di allora, senza il rischio di diventare seriale. Il tipo di prodotto, unico e ricercato, cui fa riferimento Chiurazzi, è quello che lo aveva già reso famoso ovunque, la riproduzione in bronzo, e a grandezza naturale, di sculture classiche e rinascimentali. Ogni manufatto di Chiurazzi era ottenuto grazie alla tecnica della fusione a cera persa (realizzata su calchi di originali greci e romani conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ai Musei Vaticani, ai Musei Capitolini e al Museo Borghese di Roma, a Palazzo Pitti, alla Galleria degli Uffizi e al Museo Nazionale di Firenze), rifinito, poi, dalle mani sensibili di un “mastro cesellatore”. La possibilità, unica nella storia, di creare calchi da opere di musei così importanti, aveva consentito alla Fonderia Chiurazzi di dotarsi di una gipsoteca comprendente circa millecinquecento calchi in gesso di sculture classiche – dal Doriforo al Discobolo, dall’Ercole Farnese al Laocoonte, dalle più diverse Veneri alle statue imperiali, dai busti ellenistici rinvenuti a Ercolano all’oggettistica di ogni tipo proveniente da Pompei ecc. –, rinascimentali e moderne (dal Mosè di Michelangelo al Perseo di Cellini, dai capolavori di Bernini a quelli di Canova). Questo aveva permesso alla fonderia napoletana di conquistare clienti in tutto il mondo: non solo le case regnanti d’Europa e d’Oriente, ma anche e soprattutto decine di grandi musei anglosassoni sui due lati dell’Oceano Atlantico che, pur di rendere il senso della bellezza classica in tutte le sue perfette forme e rinnovare quindi il gusto per l’Antico, non esitavano a far sbarcare in America bronzi firmati Chiurazzi. All’apice di questo processo l’episodio più citato e ricordato dalle cronache: la riproduzione, tra il 1974 e il 1975, di tutti i bronzi rinvenuti nella Villa dei Papiri a Ercolano per la decorazione della villa-museo che il magnate del petrolio J. Paul Getty stava costruendo a Malibu, in California, e che ancora oggi ospita la sua collezione di antichità classiche. Il processo creativo dei bronzi Chiurazzi è quello che Egizi e Cinesi usavano già quattromila anni fa, dopo aver ricavato dal manufatto originale un calco refrattario al calore, quest’ultimo viene ricoperto con uno strato di gomma siliconata che assume la forma dell’originale. Il modello in cera viene sua volta racchiuso in uno stampo, nel quale si crea un sistema di canali di colata e di sfiati per l’aria, tramite riscaldamento la cera si scioglie e lascia spazio al bronzo fuso. Una volta raffreddati, i bronzi – rotto lo stampo – subiscono poi una prima sabbiatura. A questo punto entra in scena l’artista vero e proprio, il “mastro cesellatore” che, con bulini, lime e ceselli (in totale possono essere un centinaio di strumenti diversi), ha il compito di rifinire e mettere in rilievo tutti i più piccoli particolari. L’ultimo passaggio è quello della patinatura. La Fonderia Chiurazzi ne offriva tre tipi: quella detta “Pompei”, di colore verde scuro; quella “Ercolano”, di un marrone molto scuro e uniforme; quella “Moderna”, di un marrone più chiaro e molto luminoso, misto a verde. Anche questa ultima fase della lavorazione, come tutte le altre, presuppone una lunga esperienza e la conoscenza di una tecnica complicatissima, tramandata da operaio a operaio, da generazione a generazione, tra i cesellatori napoletani che lavorarono per e con Gennaro Chiurazzi, i suoi figli e i suoi nipoti. Esattamente un anno fa il marchio della Fonderia Chiurazzi, dopo anni di semi abbandono e promesse non mantenute dalla politica italiana, è stato comprato da una società privata dell’Arizona, che ha salvato dalla distruzione un patrimonio unico e irripetibile di calchi accumulati in un secolo e mezzo di storia gloriosa. Il progetto è quello di aprire, nell’area del Napoletano, un Museo Chiurazzi e un centro studi sulla lavorazione manuale del bronzo. E uno dei più bei busti di Antonino Pio. Dalla maestà del volto traspare tutta la sua bell anima. N.42 del catalogo. Misure in cm 70 originale.

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